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CAPITOLO I

Progresso tecnico ed occupazione: sintesi dei contributi teorici

1.5 Confronti e dibattiti

Da questa breve rassegna delle teorie preclassica, classica, neoclassica, keynesiana, schumpeteriana ed attuale su cambiamento tecnico ed occupazione, per tutti è evidente che l'adeguamento dell'occupazione al cambiamento tecnico non si realizza in modo istantaneo ed automatico. Esistono in ogni caso difficoltà di adeguamento e di disoccupazione strutturale notevolmente acute. Le differenze tra queste scuole risiedono nella stima della rapidità e della regolarità degli aggiustamenti e nella rilevanza relativa di ciascun meccanismo di compensazione.
Da una parte, vi è il modello endogeno autoregolantesi, equilibratore del mercato, fondato sulla legge di Say.
In una posizione intermedia, la teoria keynesiana afferma che, comunque, in tale modello deve venire riconosciuta la presenza di "scricchiolii e cigolii".
All'altro estremo, si trovano le teorie di Perez e Boyer. Essi ritengono che gli aggiustamenti si realizzino solo grazie a cambiamenti sociali e politici, adatti alle caratteristiche delle nuove tecnologie.
In ogni caso, queste teorie possono essere compatibili in un certo modo.
Molti neoclassici riconoscono l'importanza del cambiamento istituzionale e tecnico, come Olson (1982), che ha sviluppato una teoria delle rigidità istituzionali. Inoltre, tutti ammetterebbero l'esistenza di disparità territoriali e di altri fattori (quali la concorrenza ed il commercio internazionale), che potrebbero incrementare la gravità dei problemi strutturali.
Il vero discriminante tra le varie scuole di pensiero economico è l'incertezza sulla velocità degli aggiustamenti.
Esiste, quindi, un'enorme variabilità delle previsioni sui futuri livelli di occupazione, a seconda che queste siano elaborazioni di stampo keynesiano, neoclassico o di altro tipo.
Casi a parte sono il modello di Pasinetti e la teoria di Sylos Labini. Pasinetti costruisce un modello dinamico disaggregato multisettoriale, considerando le variazioni della produttività nei vari rami dell'economia.
Il suo approccio analitico è diverso dai tradizionali. Inoltre, definisce quel concetto nuovo che è l'integrazione verticale del processo produttivo.
Sylos Labini si concentra su temi diversi, originali, la natura endogena od esogena delle innovazioni rispetto al sistema economico. In particolare poi, analizza anche i fattori che stimolano l'utilizzo di macchinari nel processo produttivo. Durante il ventesimo secolo, si sono avute due ampie oscillazioni nei giudizi convenzionali sulla disoccupazione.
Si è passati dalla visione relativamente ottimista dell'inizio del secolo ad una profondamente pessimista degli anni Trenta, per tornare ad un grande ottimismo negli anni Cinquanta ed ancora ad un profondo pessimismo negli ultimi due decenni del secolo. Sembra che il pensiero degli economisti sulla possibilità di raggiungere ridotti tassi di disoccupazione sia notevolmente influenzato dall'andamento della crescita del decennio precedente a quello preso in considerazione. Samuelson (1981) scrisse amaramente: "La mia ponderata congettura è che il quarto conclusivo del XX secolo andrà a finire molto indietro al terzo quarto per ciò che riguarda il reale tasso di progresso economico.
Il cupo oroscopo del mio vecchio maestro Joseph Schumpeter potrebbe avere un particolare rilievo in questo caso¹". Il riferimento a Schumpeter ci ricorda che è meglio tentare di spiegare le fluttuazioni dell'andamento del ciclo economico nel lungo periodo, piuttosto che nel breve. Nel proseguo, per capire le fluttuazioni di lungo periodo della disoccupazione (che hanno investito tutti i paesi industrializzati nel secolo passato), si considereranno l'ascesa delle nuove tecnologie, il declino o lo sviluppo di interi settori, i nuovi investimenti infrastrutturali, gli spostamenti della dislocazione internazionale delle industrie e della leadership tecnologica, elementi che furono introdotti nel dibattito per la prima volta da Schumpeter e da Kondrat'ev.

 


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